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In Romagna per sfoglia si intende la pasta fatta in casa, con la quale si ottengono tagliatelle, cappelletti e altre meraviglie della nostra tradizione gastronomica.

In effetti c’e’ un nesso fra quel tipo di sfoglia e quella che ho usato fino a qualche anno fa con grande divertimento e un po’ di fatica, per fare le dune, e altri rilievi in ceramica.

Peccato non siano stati commestibili come le tagliatelle, o forse e’ meglio così, perché le maioliche, come le porcellane, non invecchiano, non vanno a male, si mantengono e anche a lungo. La ceramica infatti e’ fra i materiali più longevi esistenti, se pensiamo ai reperti millenari che vengono rinvenuti negli scavi archeologici.

La tecnica della sfoglia o a lastra e’ piuttosto semplice, mi piace in modo particolare per la gestualità e spontaneità che implica.

A.A.A...duna, particolare

Duna di ceramica

Si tratta di tagliare delle lastre di argilla allo stato plastico dello spessore di ci. 8 mm. con la taglierina se la si ha a disposizione o con il filo di ferro, per anni ho usato la bava da pescatore a cui legavo lembi di stoffa alle estremità per facilitare la presa.

La lastra viene letteralmente gettata su un piano di legno con un movimento orizzontale e in taluni casi lievemente rotatorio, a sbuffo. Sono efficaci tutti i colpi di mano che possano indurre nella creta movimento, rilievo, tutti fuorché spiattellarla dall’alto verso il basso senza alcuna mossa della mano.

Ciò provoca nel corpo della lastra avvallamenti e rialzi che possono suggestionare molte rappresentazioni, evocare forme naturali e paesaggi.

Se anche si e’ partiti da una lastra dalle dimensioni regolari, tipo un rettangolo preciso, si può stare sicuri che questo “sbattimento o lancio guidato” genera una superficie irregolare e gradevolmente sinuosa che con la pratica, come sempre, può essere migliorata, e in ogni caso l’argilla e’ sempre riciclabile!

Brezze, prototipo

Duna di ceramica

A me e’ piaciuto rappresentare le dune, le onde del mare e i paesaggi campestri.

Una volta essiccate e infornate a circa 930/ 950 gradi nel caso dell’argilla da maiolica, se si vuole ottenere un prodotto ceramico,vanno smaltate, dipinte e rinfornate, questa volta a temperatura di circa 920 gradi.

Io preferisco per questo tipo di lavori gli smalti matt, mi sembrano più vicini alla natura.

Per decidere dove intervenire con la pittura spesso mi faccio guidare dagli affossamenti o dai rilievi ottenuti. Così per esempio, dipingo un ciuffo di erba costiera nell’incavo della formella come fosse lo spazio protetto fra le alture della duna, oppure uso un lembo sporgente a rappresentare l’onda marina in un mare in burrasca.

Su altri rilievi ho immaginato campi coltivati, o dolci colline umbro/toscane.

La fantasia non ha limiti, se non siamo noi a limitarla!!!

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